Bala Creèla: Glossario

un gioco che viene da lontano

I termini del glossario sono espressi nel dialetto “mittelcamuno”, come ebbe a definirlo Giorgio Gaioni, caratterizzato dalla prevalenza di una fonetica gutturale, caratteristica del territorio della media e bassa Valle Camonica, ambito  che, curiosamente, coincide grossomodo all’area di diffusione del gioco di Bala Creèla. Nel lessico del gioco permane l’uso del dialetto anche laddove, nella vita quotidiana, ha preso il sopravvento la lingua italiana.

A mut: gioco da ripetere.
Bala: palla di circa 4 cm di diametro; sino al 1960 ca. era di pelle animale con riempitura in crine, poi fu adottata una palla di gomma piena con uguali dimensioni e caratteristiche. Il diametro della bala in pelle poteva variare di alcuni millimetri a ragione della sua produzione artigianale. È anche l’annuncio che il battitore deve pronunciare all’avvio del gioco. In passato l’uso del diminutivo «bàlina» era deprecato.
Bàtida: inizio del gioco. Indica pure la squadra che sta in battuta.
Batidür: il giocatore che esegue la battuta.
Bèla: rivincita.
Brào Mile: traducibile in “mille volte bravo”, complimento rivolto ad un giocatore autore di una giocata pregevole.
Bùna: palla giocabile.
Caha: caccia, punto di contesa segnato, con un bastoncino, nel luogo esatto in cui la palla si arresta o viene fermata dopo il secondo rimbalzo. Dopo il cambio di campo, conquista un “quindici” la squadra che riesce ad inviare la palla oltre detto segno.
Caha al mèh: caccia da segnare nel mezzo di un’apertura posta sui lati lunghi del campo.
Còl de pè: tiro col collo del piede, colpo che solitamente risulta efficace.
Cőramèla: striscia in pelle da taluni utilizzata a protezione del palmo.
Creèla: strumento circolare, collocato a livello del terreno, utilizzato per il rimbalzo della palla in fase di battuta.
Cül: buona sorte, fortuna.
Dàga ‘n dre: rovescio.
De piàt: tiro col piatto del piede.
Dügà: giocare.
Fàl: fallo.
Falòpa: sbaglio, fallire la palla, tiro a vuoto, si affibbia come epiteto anche al giocatore scarso.
Ferida: si dice di palla “tagliata”, colpita volutamente da giocatori provetti per conferirle un effetto rotatorio.
Fermà: arrestare la palla dopo il secondo rimbalzo.
Gaìh: gagliardo.
Ganf: crampo muscolare.
Garèl: rasoterra
Guardől: lo stesso di cőramèla, striscia di pelle utilizzata a protezione del palmo. Inhì: vincere.
Ladì: agile.
Lièl: pratica preliminare di livellamento della creèla, che si ottiene collocando la pallina al centro e verificando che resti ferma senza rotolare verso l’esterno. La verifica deve avvenire alla presenza di entrambi i battitori.
Manhì: mancino.
Mantèl o tèt: varianti del gioco di bala adottate in alcuni piccoli centri, dove l’esiguità dello spazio disponibile non consente l’utilizzo della creèla.
Marso: zero, cappotto, giocomarcio.
Medaről: antiguardia, giocatore disposto più avanti rispetto ai ribattitori.
Mùr: Variante del gioco dove l’avvio della giocata avviene non per battuta ma scagliando la palla contro una parete.
Pagà: pagare, saldare il conto delle bevute, onere che ricade sui giocatori della squadra perdente.
Pahada: quando la palla viene spedita oltre la linea di fondo, in tal modo si ottiene un “quindici”.
Pàlada: colpo possente.
Partida: Gara, incontro. La parola viene utilizzata anche come suggello di vittoria, che ottiene la squadra che per prima realizza il quinto gioco.
Passi: inversione di campo fra le squadre.
Pata o Pari: parità.
Pèhada: calcio.
Perdì: perdere.
Prima: avviso dello sciòr che si dispone nel luogo della prima caccia da conten-dere.
Prima e ultima: avviso dello sciòr che si dispone nel luogo dell’unica caccia da contendere.
Prőa: tiro di prova.
Pùt: gioco.
Quaranta: terzo gradino nel punteggio.
Quaranta al marso: avvertimento dell’arbitro che una squadra sta per realizzare il punto mentre l’altra si trova ancora a zero.
Quindeh: primo gradino nel punteggio.
Randa: colpire la palla a lato col braccio teso orizzontalmente.
Rèmada: si dice di palla battuta a fil di muro.
Rengà: avere atteggiamento e parole litigiose.
Riga del fàl: linea posta all’incirca a metà del terreno di gioco che deve obbligato-riamente essere superata dalla palla battuta in servizio, pena un fallo con l’assegna-zione di un “quindici” alla squadra avversa.
Rimessa: squadra che fronteggia la battuta.
Robatidűr: ribattitore.
Romandì o Robatì: ribattere.
Salt: rimbalzo.
Schihà: colpire la palla dall’alto verso il basso.
Sciòr: arbitro.
Segnacahe: addetto a segnare e successivamente indicare la posizione delle cacce, anche arbitro di gioco.
Segonda: avviso dello sciòr che si dispone nel luogo della seconda caccia da con-tendere.
Sgiùfa: si dice di mano gonfia a seguito dei ripetuti impatti con la palla.
Slèpa: sberla, colpo con la mano.
Sőt ma: tiro sotto mano, con movimento del braccio dal basso verso l’alto.
Spaladür: ribattitore di grande nerbo.
Spihigàda: si dice di palla mandata volutamente a lambire il tetto e che, invece d’impennarsi, mantiene un andamento orizzontale. Tecnica utilizzata in particolare nella versione di gioco “al mantèl”.
Squàdra: Squadra, composta generalmente da 5 o 6 elementi: 1 battitore, 3 ribatti-tori, 2 mèdarői. Il battitore, sul cambio campo, solitamente diventa ribattitore.
Stà ’ndre: arretrare lo schieramento dei giocatori,  da attestare solitamente sulla linea di una caccia segnata vicino alla propria linea di fondo.
Stà sőta: stare in avanti, stare a ridosso di una caccia spostata verso la linea di fondo avversaria. Le doti richieste al giocatore che gioca in avanti, più che la forza, sono l’agilità, il colpo d’occhio ed il senso della posizione.
Sùra ma: tiro eseguito col braccio alzato sopra la spalla.
Tignìda: si dice di palla trattenuta e che pertanto comporta fallo.
Tirà: tirare, colpire la palla.
Tő onda: prendere rincorsa, specie nella battuta.
Trenta: secondo gradino nel punteggio.